(Il Mattino) Se Lugo era stato un incidente di percorso, la sconfitta casalinga contro Crema suona quantomeno come un mezzo campanello d’allarme. L’Antenore Energia Virtus lascia per strada altri due punti pesanti contro un’altra avversaria della zona playout, dando l’impressione di non essere più la stessa squadra delle otto vittorie di fila: l’assenza di Motta ha accorciato le rotazioni a disposizione di coach Rubini, costretto a far fronte a una situazione di oggettiva stanchezza fisica e mentale.
Il primo quarto è stato la cartina tornasole della Virtus attuale: superficiale e imprecisa al tiro (0/10 da due nella prima decade). Crema invece gioca la sua partita, fatta di ritmo e transizione per il tiro veloce (3-10). La seconda tripla di Filippini, che aveva aperto le mercature nelle prime battute, sbocca l’attacco locale, fermo da un’eternità (6-10), ma l’Antenore continua a sbagliare l’impossibile. Tanti errori banali e palle perse mandano Rubini su tutte le furie (6-18), ma sarà forse il tecnico padovano l’unico a credere nella rimonta. Il break cremasco raggiunge il 12-0, chiudendo un primo quarto imbarazzante dei padroni di casa (6-22).
Nel secondo periodo, la Virtus si scuote dal torpore riportandosi in linea di galleggiamento (18-24). È Piazza a caricarsi la squadra sulle spalle (11 punti nei secondi 10′) e a liberare con una magia Ferrari vicino al ferro (29-31), che poi sorpassa dalla lunetta nell’azione successiva (32-31). Tuttavia, saranno gli ospiti a presentarsi avanti all’intervallo lungo (34-38).
Al rientro dagli spogliatoi, il match sembra riassestarsi sui binari dell’equilibrio (38-38): De Nicolao riaccende la freccia del sorpasso (46-44), ma è ancora la formazione lombarda a prendere margine infilando un parziale di 13-0 (46-57).
Gli ultimi 2′ del terzo periodo sono importanti per rosicchiare qualche punto prima dell’ultimo quarto (52-59). Piazza e Filippini riducono ancora il gap al possesso (56-59), Crema riapre la forbice a -7 (58-65) e ancora la Virtus prova riavvicinarsi (61-65), venendo ricacciata indietro (61-70).
È un elastico destinato a protrarsi all’infinito (64-72), nonostante i tentativi di recupero di una squadra ormai sulle gambe (71-80).
«Abbiamo avuto un approccio insolitamente molle», commenta Rubini nel post partita, «Non siamo stati poi in grado di punire le scelte della squadra avversaria con percentuali al tiro da tre, che stanno tornando a essere il problema della nostra squadra. Finora, avevamo trovato le energie per sopperire ad alcune lacune: qualcuno che ha fatto gli straordinari, ora sta rifiatando. Non posso imputare ai ragazzi di averci provato. La perdita di Motta non ci ha sicuramente agevolato, ma è un problema mentale di cui dobbiamo sbarazzarci il più presto possibile».
Mattia Rossetto