(Il Mattino) Il play, 47 anni, è tornato a giocare sabato scorso con il Felmac Limena trascinando i compagni a una preziosa vittoria
L’eterno bambino. La sindrome da Peter Pan di Leo Busca si riflette nella sua sconfinata passione per il basket. È durata poco la lontananza dal campo di gioco per il playmaker del Felmac Limena. Sabato scorso, Busca è tornato a giocare una partita ufficiale, otto mesi dopo aver vinto una medaglia d’argento all’Europeo di Maribor (Slovenia) con la Nazionale azzurra Over 40.La sua carriera sembrava giunta al capolinea dopo il trasferimento a Udine per motivi familiari. Rientrato a Padova, Busca ha subito riannodato il filo con la pallacanestro. Ha ripreso a sudare e correre in palestra con l’entusiasmo di un “giovane” 47enne, iniziando la sua 29esima stagione da professionista. Un record di longevità che lo rende anche il giocatore più anziano del campionato di C Silver. All’esordio Busca non si è smentito: leadership, carisma e 8 punti nella vittoria del Limena contro il quotato Mirano (81-72).«I miei compagni di squadra sono delle cavallette, ma tutto sommato sono bravi ragazzi: mi lasciano giocare e mi concedono di portare su palla», scherza il play padovano, «mi chiedete perché gioco ancora? È semplice, perché mi diverto e ho la possibilità di farlo insieme a un gruppo di persone con cui mi trovo bene. Se non avessi continuato a giocare, avrei comunque fatto altro a livello sportivo. Cerco sempre di tenermi in movimento, non mi risulta gravoso. Anzi, ne avverto la necessità».L’idea di smettere non è mai balenata per la testa al buon Leo. Figuriamoci alla sua età, in cui a sorreggerlo sono un fisico integro e la visione da regista puro. «Non avevo mai mollato il basket», racconta Busca, «dallo scorso luglio avevo già deciso di continuare. Ho solo dovuto mettere tutto in stand by. Mi allenavo una volta alla settimana, ma non riuscivo ad avere continuità dovendo prendere il treno per raggiungere Limena. Poi, quando sono tornato a Padova, si sono ripresentate la voglia e la forma fisica. Lo scorso 28 febbraio scadevano i termini per i tesseramenti e assieme alla società abbiamo colto al volo l’occasione. Obiettivi? Non me ne sono posti: voglio soltanto dare una mano, facendo quello che posso».La vita quotidiana di Busca è tutta scandita dal basket. Direttore sportivo e responsabile del settore minibasket al Cus Padova, è anche docente universitario: insegna pallacanestro e sport di squadra, intesi come materie, alla facoltà di Scienze motorie dell’ateneo patavino. «Al Cus abbiamo generato un bel movimento di studenti e studentesse che giocano a basket. Stiamo portando avanti un lavoro importante per alzare qualità e livello tecnico, sperando arrivino i risultati. Sarebbe bello riuscire a vincere i campionati di Promozione maschile e femminile con le nostre prime squadre».Dal presente al passato, il salto indietro nel tempo rimanda a quasi 30 anni sui parquet di tutta Italia. «Le stagioni più belle sono quelle in cui ho conquistato la promozione e ho conosciuto persone che sono poi entrate a far parte della mia vita. Penso alla Virtus, ma anche a Roseto e Messina, dove ho conosciuto Adriana, la mamma di mio figlio Alessandro»
Il patron Franco Bernardi: «Ha un grande coraggio, ha sempre avuto carattere sapendo preservare il fisico nel tempo.
Leo è un giocatore eterno»
Leo è un giocatore eterno»
Il debutto in Serie A/1 a Udine un cuore che batte per la Virtus
Leo Busca è il giocatore padovano che ha cambiato più maglie di tutti, ma ha retto un’unica grande bandiera. Lo stemma della Virtus Padova ce l’ha tatuato sul cuore. Alla società di via dei Tadi è cresciuto dopo aver iniziato a giocare con la Pro Pace. Con la Virtus ha esordito in Serie A/2 all’epoca della fusione con Vicenza, per poi girovagare per l’Italia. Il debutto in A/1 avviene nella stagione 2000/2001 con la Snaidero Udine, ma è solo una delle tante tappe tra nord e sud della penisola. Ritorna a casa nel 2012 per riabbracciare la sua Virtus da capitano, assieme a coach Massimo Friso, cambiando la storia dei neroverdi. Tre anni dopo, la Virtus viene promossa in Serie B.Nel 2016 le strade si dividono nuovamente, ma Leo resta un simbolo del club cittadino: il 9 ottobre dello stesso anno, la sua maglia numero 7 viene ritirata in occasione del match di Serie B tra Broetto Virtus e Iseo, mentre lo stesso Busca riceve gli applausi scroscianti dei tifosi alla Kioene Arena. Nel frattempo, rende grande anche Limena portandolo dalla Serie D alla C Silver. Fine della storia, anzi no. Pochi giorni fa, re-indossa la divisa griffata Felmac. «Quanti anni ha?», chiede Franco Bernardi, patron della Virtus, «ha un gran coraggio a giocare ancora a 47 anni (ride, ndr), ma d’altra parte lui rimane sempre giovane e poi è una gran persona anche fuori dal campo. Quando arrivò alla Virtus, avevamo visto subito che possedeva le stimmate del campione. Era dotato di una velocità impressionante».«Santi Puglisi, allenatore della Nazionale Juniores, ci chiamò domandando se avevamo un play da “prestargli” per un allenamento a Verona, visto che quello che aveva convocato non era disponibile. In quell’occasione, Busca combinò il disastro, nel senso che Puglisi rimase abbagliato dal suo talento. Ha sempre avuto un grande carattere e ha saputo preservare il fisico. Leo è un giocatore eterno».
Mattia Rossetto