Gli Under 18 di coach Seno pagano duramente la lunga trasferta in irpinia e il passivo è più pesante del demerito.
Scandone Avellino – Antenore Energia 87-58
SCANDONE AVELLINO: Paterno, Idrissou 6, Caggiano 9, Bianco 18, Genovee 2, Izzo 11, De Blasi n.e., Guariglia 2, Sabatino 28, Birra 9, D’Amico n.e., Belotti 2. All. Gabriele, ass. Mollica.
VIRTUS PADOVA: Cammisa 1, Visone 2, Varagnolo, Tognon 2, Mazzonetto 5, Meneghin 5, Lomma 10, Trentin 12, Cignarella 9, Capetta, Basso 8, Pellicano 4. All. Seno, ass. Turi.
Parziali: 18-9, 23-16 (41-25), 23-15 (64-40), 23-18 (87-58)
Arbitri: Manco (NA) – Madonna (NA)
La Virtus ad Avellino fa brutta figura, scivolando all’ultimo posto in classifica (sebbene tutte le avversarie abbiano collezionato fin qui una vittoria e una sconfitta). Ventinove punti sono uno scarto eccessivo per la cifra tecnica che separa le due squadre: la differenza la fanno, piuttosto, altri fattori. Ad ogni modo nulla è compromesso in chiave qualificazione: in un girone in cui, nelle gare finora disputate, il fattore campo è sempre stato rispettato, le prossime quattro partite saranno decisive. Si riparte da lunedì a Rubano, ospite la Fortitudo Bologna.
Come si diceva, la lunga trasferta in Irpinia cela insidie di vario genere. Si gioca al Pala Del Mauro, all’interno si respira l’aria di un palcoscenico chiamato serie A. La cosa dovrebbe stimolare, al pensiero che si sta comunque disputando la serie A del basket giovanile, invece sembra quasi intimorire gli ospiti dal nordest, che partono con il freno a mano tirato. Avellino gioca una pallacanestro molto concreta, fatta di attacchi al ferro e scarichi per i tiratori. In più, coach Gabriele prepara bene la partita, perché Basso, dopo i primi due punti, viene sistematicamente raddoppiato se non triplicato quando riceve palla e ciò limita fortemente l’attaccio virtussino. Il primo parziale di 10-3 costringe Seno a chiamare time out dopo pochi minuti per dare una strigliata ai suoi ragazzi che subiscono gli avversari in più ruoli. Nei soli 9 punti realizzati in 10’, tuttavia, ci sono molti errori soprattutto in fase realizzativa, tanta confusione e un’antica apprensione, quella che nasce dal ritrovarsi in netto svantaggio.
Nel secondo quarto la Virtus prova a raddrizzare la partita pescando nuove energie dalla panchina, complice anche il carico di falli che condiziona alcuni giocatori, ma la difesa rimane da registrare. Soprattutto, si concede agli esterni di Avellino troppo spazio e tempo per scegliere, per penetrare e scaricare. Quando gli ospiti provano a rientrare, gli avversari pescano dal cilindro un tripla di tabellone dall’angolo (!) e subiscono poco dopo un fallo antisportivo. Considerate le percentuali al tiro disastrose dei padovani, non è difficile comprendere il -16 (41-25) all’intervallo.
La sensazione è che riarpirla sia davvero impresa titanica, specie per una squadra abituata più a gestire che a rincorrere e che gioca a 800km da casa con oltre cinque ore di treno (più pulmino) nelle gambe.
Poi la Virtus ci prova, va detto, dopo pochi minuti arriva a -13 ma è allora che viene affossata da tre conclusioni dall’arco di Izzo nel giro di un minuto: il gap si allarga e nel poterlo colmare in pochi credono con convinzione, pare, siain campo che in panchina. Non basta, allora, la guida di Pellicano, costretto agli straordinari già dal primo tempo da una squadra che trova (?) tardi la chiave offensiva per scardinare la difesa campana.
Il risultato è scritto anche prima della fine del terzo quarto, è evidente, tuttavia in un girone così serrato anche provare a rendere meno pesante la sconfitta sarebbe obiettivo razionale. C’è poco di razionale, invece, in quello che la Virtus fa vedere in campo quando la partita volge al termine, complice un generale calo di energie, fisiche e mentali. Così, gli ospiti di ritrovano a fissare un tabellone impietoso che racconta di un trentello non compromettente in chiaveclassifica, vero, quanto piuttosto pericoloso per il morale.
Autocritica sì, ma niente drammi: da lunedì si ricomincia.
Carlo Cignarella