L’Antenore Energia Virtus Padova ha il piacere di comunicare che il Presidente Gianfranco Bernardi è stato insignito di una Stella d’Oro per meriti sportivi dal Coni. Un riconoscimento tra i più prestigiosi che vanno ad onorare la carriera di un dirigente sportivo di lungo corso che ha dedicato la sua vita per far crescere la pallacanestro nella città di Padova e che ha portato Virtus ad essere una concreta realtà sul palcoscenico del basket nazionale.
Presidente Bernardi, qual è l’emozione di ricevere questo riconoscimento?
“Spero non sia un riconoscimento per i posteri, diciamo alla memoria (ride, ndr). Quando ho ricevuto le stelle di bronzo e d’argento ero operativo e quindi erano un riconoscimento al lavoro che stavo facendo per la crescita della società, questa arriva quando da qualche anno ho lasciato il timone e così assume un altro significato. Devo ringraziare Gianni Petrucci a cui mi lega in lungo rapporto fin da quando nel finire degli anni ‘70 era segretario generale della FIP che si è rafforzato quando nel 1992 sono stato al suo fianco nel momento della candidatura alla presidenza federale. Il Presidente conosce come pochi l’impegno che ho riposto nella Virtus e mi considera un valore importante per la pallacanestro, quindi si è speso personalmente per darmi questa soddisfazione”.
Un riconoscimento che va a premiare tutta una carriera dedicata alla pallacanestro?
“In gioventù ho giocato e mi sono divertito arrivando alla serie A con il Padova Sport che a metà degli anni ‘50 era la massima espressione della pallacanestro in città, il Petrarca faceva la serie C e la Virtus i campionati minori. Giocavamo in Fiera prima all’aperto poi all’interno di un padiglione e io dall’alto dei 186 centimetri ero il pivot della squadra. Ricordo come fosse oggi quando andammo alla Sala Borsa di Bologna ad affrontare il Moto Morini e dovetti misurarmi con Calebotta che mi sembrava un mostro dall’alto dei suoi 205!
Smesse le scarpette ho avuto un lungo periodo di distacco dallo sport impegnandomi nella professione (imprenditore nel campo dei profili di acciaio) ma nel 1972 venni coinvolto con altri appassionati, ricordo Cavinato, Chimetto, Morellato e Conti con i quali fondammo l’Unione Sportiva Sarmeola. Poi nel ‘76 complici due giocatori, Scarin e Rampazzo, diedi vita al Sarmeola Basket che ha rappresentato il mio ritorno nel mondo del basket. Un grande impegno, anche economico che in meno di un decennio raggiunse l’apice con l’approdo in serie C. La società era forte anche per i suoi dirigenti che gli davano una consistenza invidiabile, presieduta da Gastone Disarò e successivamente da Bepi Frescura, supportata dal cavalier Zanin, una potenza del territorio con le sue Officine Patavium, e da Paola Longo. Nel 1986 quando la Virtus si trovò in un momento di difficoltà decidemmo di dare il nostro contributo per garantire continuità alla sua storia e da allora non mi sono mai tirato indietro”
Il ricordo più bello di questi anni da dirigente sportivo?
“Ho vissuto tantissimi bei momenti, tante promozioni e anche tanti momenti difficili. Forse il risultato più importante è stato la promozione in serie A della Virtus Padova Vicenza a premiare un progetto di fusione per il quale mi era stato affibbiato il termine di visionario, però ricordo con grande orgoglio anche la ripartenza nel ‘94 con Ruggiero e poi la Michelon dalla Palestra Frescura di via dei Tadi con le sole giovanili, e a seguire l’intero percorso culminato nel 2015 con il ritorno in serie B avendo al mio fianco Caiolo e Friso e in campo Leo Busca, l’ex bambino che avevamo lanciato verso il professionismo 20 anni prima e che avevamo ritrovato a chiudere un cerchio di cui ho avuto la fortuna di essere coprotagonista.
A ben pensare però il momento più bello è stato quello della promozione in B1 del 1990, quella della finale dei biscotti dove con la Viero avemmo la soddisfazione inarrivabile di superare una altrettanto grande Elledi Petrarca. Coach Trevisan, Duso, in campo Salmistraro, Rampazzo, Sommese, Gavagnin, Menghini… un gruppo che ricordo con grande piacere e con il quale i rapporti sono ancora ben saldi. Credo che quel derby rappresenti l’apice dell’interesse verso la pallacanestro della nostra città dopo le gesta del Petrarca di Doug Moe”.
Ed ora quali sono i prossimi capitoli da scrivere per la Virtus?
“Il momento è particolarmente delicato, Nicola ha coinvolto un gruppo di amici che hanno un progetto importante, in questi ultimi anni hanno costruito una società e una squadra che è ormai una delle protagoniste del difficile ed impegnativo campionato di serie B. Il traguardo della A2 è possibile, l’amministrazione ha un sindaco che ama lo sport e un assessore che proprio in questi giorni ha finalizzato il suo progetto di aiuto alla nostra disciplina con l’assegnazione dei lavori per la costruzione del Palabasket. Bisognerà aumentare ulteriormente la partecipazione al progetto perché la strada è ben tracciata e gode dei giusti presupposti”.
C’è una dedica speciale per questo premio?
“Questa Stella d’Oro non è assegnata solo al sottoscritto ma la devo condividere con due “fratelli” con i quali ho vissuto ogni momento del mio percorso e mi riferisco a Gege Papa lo storico braccio destro e a Rino Pavanello lo storico presidente della Virtus, senza di loro e senza l’appoggio e i consigli ricevuti in famiglia questo prestigioso riconoscimento non avrei mai potuto riceverlo”