Stagione 2024/2025 - Campionato serie B Interregionale

Broetto, come te nessuno

Virtus prima da sola.
Intanto sono quattro. Vinte con ampi margini o soffrendo, ma sempre con il marchio di fabbrica di una difesa super.

E tutte – mai dimenticarlo – senza l’unico vero playmaker in rosa, Stojkov, che quasi certamente salterà anche la prossima. Come se il girone di ritorno dell’anno scorso non fosse mai finito, la Broetto continua a macinare punti e nel frattempo migliora anche il suo gioco d’attacco.

Ieri ha offerto lampi di spettacolo, soprattutto in un secondo quarto da trenta punti in cui Lazzaro ha recitato ancora da migliore in campo (16 punti in 10’). E ha confermato la crescita individuale di alcuni giocatori chiave: Schiavon e Salvato sugli esterni, Nobile nel pitturato e il giovane Ferrara dovunque lo si metta, perché è vero che il ragazzo continua a studiare da playmaker, ma poi lavora benissimo in post, difende sui lunghi e stoppa più o meno chiunque gli capiti a tiro. Faenza – arrivato con la nomea di ammazzagrandi – crea tutte le rogne che coach Friso si aspettava e perfino qualcuna in più. Per sei minuti soffoca ogni attacco della Virtus con una difesa match-up difficile da decriptare. Crosato e compagni si ostinano ad attaccarla fin dentro l’area, uscendone a pezzi. Complice una certa mollezza, i neroverdi finiscono sotto nel punteggio (0-6 in un amen) ma ancora di più mentalmente. Solo un un’azione da tre punti di Lazzaro a 9” dal termine riduce il distacco sull’11-17. Ma è solo a 3” dalla sirena che Canelo fa il primo fallo di squadra. Tant’è che Friso, in panchina, striglia i suoi: «Abbiamo l’aggressività dei criceti», urla. Il secondo periodo è un’altra partita. Salvato allarga gli attacchi: una sua bomba vale il 18-18 dopo 2’ e 15”. Poi l’agilità di Lazzaro sotto il tabellone produce 9 punti di fila, quelli che portano al 27-21. Il Faenza è tutto in una tripla di Casadei. Ferrara continua a soffrire Perin, ma in attacco una sua bomba risponde al tentativo di recupero firmato da Iattoni (39-28). Entra anche Clark, altro giovane, ed è subito nel vivo di un match che la Virtus prende in mano segnando 30 punti nel periodo e andando all’intervallo lungo avanti di 13 (41-28). Faenza, comunque, non ha intenzione di mollare. Perin e Pini la rimettono in scia (46-38) in avvio di terzo periodo. Lazzaro non splende più, ma Friso trova subito in Crosato il sostituto: sono suoi i punti pesanti con cui la Virtus, dopo una tripla di Schiavon – ancora precisissimo – difende il vantaggio e nel finale allunga sul +14 (57-43). Ci si aspetta un ultimo periodo di sofferenza, Perin da tre lo conferma. Invece prima Schiavon mette un’altra tripla (62-50), poi Canelo si inventa una percussione da tre punti, quindi ancora Schiavon da tre e Lazzaro portano i neroverdi sul +18, con la tana di Rubano che è una bolgia. Faenza alza bandiera bianca quando Regazzi protesta e prende tecnico. La Virtus segna il libero e l’azione successiva e poi va ancora a segno al termine di una sequenza di passaggi che smarca Ferrara sotto il canestro. È il +21 e nel taccuino, da qui alla fine, c’è solo da annotare un fallo antisportivo inutile di Canelo che scalda gli animi a partita già chiusa.

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Friso si coccola Ferrara e vede ancora margini per un miglioramento

«Siamo primi? Bello, fa bene al morale. Ma niente di più. Poi semmai possiamo ricordarci che anche l’anno scorso siamo partiti senza playmaker, ma in un altro modo». Coach Massimo Friso è soddisfatto, si vede. Di Matteo Ferrara, soprattutto: «Migliora ogni partita, ha talento, prende confidenza». Ma tutta la squadra gli è piaciuta, a parte i 6 minuti iniziali. «Eravamo molli», racconta, «Faenza invece giocava bene e ci impediva di fare i nostri giochi. Poi ci siamo svegliati, abbiamo avuto l’intensità giusta, abbiamo difeso ancora bene e per qualche momento abbiamo fatto anche cose molto belle». Non è ancora una squadra che gioca al massimo, però. Friso vede margini di miglioramento «soprattutto nel bilanciamento tra attacchi dentro e fuori dall’area», dice. «Oggi sappiamo cosa fare, ma siamo lenti. E quel secondo di ritardo ci penalizza perché perdiamo troppi palloni».

Cristiano Cadoni
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24 ottobre 2016