Il nuovo dirigente virtussino che con la sua esperienza e le provate qualità dirigenziali darà un grande contributo alla crescita societaria.
Riccardo Guolo, neo dirigente Virtus con incarico prevalentemente dedicato alle relazioni istituzionali della società è una vecchia conoscenza. Perché è stato Presidente della FIP Padova dal 2009 al 2012 e perché dal 2012 è consigliere regionale della FIP Veneto e vicepresidente del Comitato Regionale. Ma anche perché ha giocato a pallacanestro per tanti anni e tutte le giovanili le ha fatte proprio alla Virtus. Classe 1958 ha giocato per la società negli anni in cui il vivaio Virtus ha iniziato a produrre talenti e giocatori che spesso hanno poi giocato nella prima squadra virtussina, marchio di fabbrica della nostra società.
Riccardo, sei nel basket dal lungo tempo. I ricordi più vivi delle varie esperienze?
“La pallacanestro è una passione indelebile, quando ti entra nel sangue, difficilmente va via. Ho iniziato tardi ma non ho ancora finito e da 44 anni la mia vita è circondata di pallacanestro.
Negli anni episodi, persone, risultati si sono sedimentati e arricchiscono i miei ricordi; alcuni sono fortissimi e sempre vivi. Ogni volta che entro nella palestra di via Tadi (come lo scorso 22 agosto con la presentazione della squadra e dove sono stato anch’io presentato come nuovo ingresso nei quadri dirigenziali) non posso fare a meno di emozionarmi al ricordo di tanti allenamenti, di tante partite, ma soprattutto perché la palestra è intitolata a Giorgio Frescura e Giorgio era un mio compagno di squadra. Frequentavamo anche lo stesso liceo e la sua scomparsa è stata un qualcosa che ha segnato fortemente la mia adolescenza.
Dopo le giovanili ho continuato a giocare fino a 49 anni, nelle cosiddette minors (e man mano che passavano gli anni sempre p minors): 35 campionati consecutivi di pallacanestro che mi hanno lasciato un forte amore viscerale per questo sport, una montagna di ricordi e tante conoscenze ed anche un bel gruppo di amici. Alcuni compagni sono diventati miei amici, alcuni avversari sono diventati miei amici, perché l’agonismo in campo è sport, ma la vita può avere sfaccettature diverse.
In autunno ci saranno le elezioni della federazione: che futuro vedi per Fip Veneto? Su quali temi bisogna lavorare maggiormente?
“I primi di ottobre le società venete saranno chiamate a votare per eleggere i propri rappresentati (presidente e consiglieri regionali, nonché i delegati all’assemblea nazionale). I 4 anni trascorsi sono stati fortemente influenzati dai cambiamenti dell’organizzazione federale, inseriti in un contesto sociale di generale cambiamento (si pensi ad esempio alla trasformazione e chiusura delle amministrazioni provinciali). Lo sforzo è stato quello di rendere meno impattanti possibili per le società tali modifiche ed ho la speranza che ci siamo in massima parte riusciti. Poi è sempre possibile fare meglio, è sicuramente possibile fare meglio. Il Presidente della FIP Veneto Polon, mesi fa, mi ha chiesto se ero dâaccordo a ripropormi con lui e tutti gli altri consiglieri per portare a termine alcune cose solo iniziate. Ho acconsentito e quindi mi ricandiderà ponendomi come principali obiettivi due parole chiave: trasparenza e partecipazione. Le società devono essere sentire, interpellate più frequentemente e anche congiuntamente, per confrontare idee e sviluppi o situazioni, per mettere in pratica il concetto base mai troppe volte ripetuto: la FIP sono le società, il Presidente e i consiglieri regionali della FIP sono solo dei rappresentanti, dei volontari che offrono il proprio tempo per far funzionare la macchina”.
Come è nata la decisione di rientrare in Virtus? Quale equilibrio con il ruolo di consigliere regionale?
“L’incarico di Presidente della FIP Padova e quello, attuale, di consigliere regionale sono state svolti senza essere tesserato con alcuna società, diversamente degli altri consiglieri che già lavorano presso alcune realtà dei propri territori. Sentivo che mi mancava l’esperienza presso una società e che prima o poi avrei dovuto farla. I rapporti con la dirigenza Virtus (come con gran parte delle altre realtà padovane) sono sempre stati di ampio dialogo sulle situazioni via determinatesi nel basket padovano e nazionale. Da qui l’ingresso in Virtus, società che mi ha sempre sostenuto e, per certi versi, circondato di affetto sportivo.Uno specifico ringraziamento alla famiglia Bernardi: al presidentissimo Gianfranco ma anche a Nicola, perché hanno sempre creduto che io potessi combinare qualcosa di buono anche in Virtus. Sarà mio compito non deluderli. Se sarà eletto a ottobre, e continuerò a fare anche il consigliere regionale, sono certo che saprò perfettamente scindere il ruolo “politico” di rappresentante delle società padovane e regionali, da quello più operativo che ho come dirigente Virtus. Non lo vedo come un problema, non credo sia un problema”.
Sai dirci come è considerata la Virtus al di fuori del nostro mondo, in ambito federale o altro?
“Molto spesso in ambito regionale ma anche in quello nazionale ho sentito citare, da altre società, da rappresentati federali, la Virtus come una realtà che ha saputo integrare la dimensione del settore giovanile con quella della prima squadra. Direi che, più che dai risultati sul campo, la Virtus sia considerata un esempio di modello di lavoro sociale, in grado di ottenere i massimi risultati sportivi possibili coerentemente agli investimenti ed ai budget utilizzati.
Per fare un esempio più semplice, spendendo tutto il budget annuale sulla prima squadra forse si potrebbe salire di categoria, forse si potrebbe rimanerci finché dura lo stesso budget (molte società lo fanno), ma poi? Ripeto, la Virtus è vista come una società che lavora nella socialità dello sport. E credo ne debba essere fiera”.
Che obiettivi ti poni durante la tua dirigenza in Virtus e stai conoscendo la società e chi ci lavora?
“Con il Presidente e con la dirigenza Virtus abbiamo chiaramente fatto un piano strategico e ci sono degli obiettivi di minima (salvo poi dentro di me aver ben presente quelli di massima). Tifosi e appassionati scopriranno alcune di queste novità con l’inizio del campionato, ed ora non voglio rovinare la sorpresa. In questa fase sto conoscendo meglio anche quella parte della dirigenza Virtus che non conoscevo (pochi), e scopro via via persone molto capaci dedite a tutti gli innumerevoli particolari che necessariamente devono essere curati per mantenere in efficienza la macchina Virtus.
Mi piace sottolineare come in tutte le organizzazioni complesse, che sia la federazione o una società di pallacanestro (come la Virtus), i risultati si ottengono perché molte persone, quasi sempre dei volontari, offrono il loro tempo e la loro passione per il risultati della società. E spesso sono invisibili, dietro le quinte, e mai ringraziati a sufficienza”.
Che campionato ti aspetti?
“Mi aspetto un campionato dove la squadra (e tutta la società con lei) dia il massimo possibile. I risultati sportivi sono a volte frutto della programmazione, a volte frutto di situazioni particolari: dare il massimo sempre ti permettere di cogliere le situazioni. Lo scorso anno, fantastico, ne è stato l’esempio. Per come la posso aver visto io dall’esterno, partiti malissimo, la solidità e la maturità della dirigenza della società ha permesso alla squadra di ritrovarsi e finire con una serie di successi che l’hanno portata a giocarsi i playoff per la serie A, ottenendo quindi serenamente ad una salvezza che all’inizio sembrava complicata.
Quest’anno sarà diverso, poiché difficilmente le situazioni sportive si ripetono. Credo e spero si partirà meglio e che l’anno vedrà risultati più equilibrati. L’importante è che tutti abbiano la tranquillità di aver fatto il loro massimo. E anche qualcosa in più magari !”