(Il Mattino)
Prima uscita della squadra allestita dalla Virtus, formata
da ragazzi con disabilità e normodotati.
Quando cadono le barriere tra sport e disabilità nascono esperienze umane bellissime. È il caso della nuova squadra di baskin della Virtus Padova, che lo scorso weekend ha debuttato in amichevole alla palestra Petter (in zona Montà) contro gli amici della Karibu Montecchio. Il baskin è una disciplina ispirata alla pallacanestro, che permette di giocare insieme nella stessa squadra a giovani giocatori normodotati e atleti disabili con qualsiasi tipo di deficit, fisico o mentale. Quattro mesi fa, su iniziativa del diesse Massimo Caiolo, spalleggiato in via operativa dalle istruttrici di minibasket Monica Lucchetti ed Elena Sessi, la società neroverde ha dato vita alla prima formazione della storia di baskin a Padova. Il gruppo, che si allena ogni sabato pomeriggio alla Petter, conta oggi 21 ragazzi e ragazze dai 14 anni in su, un arbitro tirocinante e molti tifosi. Da marzo, inoltre, parteciperà al campionato sperimentale di baskin veneto: inserita nel girone B, la Virtus incrocerà Nove-Bassano e Vicenza, mentre nel raggruppamento A si misureranno Montecchio, San Bonifacio e Isola-Thiene.
In Veneto, oltre al torneo sperimentale riservato a squadre alle prime armi, è in atto un campionato senior a cui partecipano sette compagini. Il grado di entusiasmo e partecipazione della Virtus, però, non ha nulla da invidiare a quello di altre realtà consolidate. «Siamo riusciti a coinvolgere molte persone, che giocano a basket come Martino Gasparri, ragazzo cresciuto nel nostro settore giovanile ora al Limena in Serie D», rileva Caiolo, «Ci sono anche ragazzi provenienti da altri sport e atleti con disabilità lievi o gravi. La bellezza del baskin è che consente a tutti, disabili e non, di scendere in campo con la stessa squadra. Non è un ostacolo, ma un valore aggiunto. È uno sport in cui lo scambio è reciproco, in cui si va oltre la disabilità e che obbliga anche alla presenza della componente femminile». Le regole sono diverse dal basket convenzionale.
Esistono in ordine crescente cinque livelli d’abilità dall’1 al 5 e un’area protetta sui lati del campo, in cui cestisti disabili possono tirare a canestro in autonomia. I giocatori di quinto grado possono tirare soltanto tre volte in un quarto, mentre gli atleti dall’1 al 4 hanno la possibilità di segnare solo tre canestri nel periodo. Cosa aspettarsi dal campionato della Virtus è presto detto. «Sarà sempre come una normale partita, ma più impegnativa», riflette Irene Palombarini, 16 anni, giocatrice di livello 1, «Dovremo metterci in gioco con tutte le nostre forze».