Si dice che di un viaggio conti di più il percorso che la destinazione. Da genitori, abbiamo partecipato e vissuto il torneo di Masaccio con questo spirito,
pensando innanzi tutto che fosse un’opportunità per nostro figlio per ritagliarsi un momento di autonomia, in uno dei contesti che ama di più e che maggiormente poteva invogliarlo a mettersi in gioco: il basket.
Nicola era inizialmente titubante per la lontananza da casa, timoroso di non conoscere i nuovi compagni di squadra e insicuro rispetto alle sue capacità. Spronato e rassicurato dalla sua allenatrice Alessandra, si è finalmente convinto di potercela fare… e già questo è stato un grande risultato! E poi si sa: fatto il primo passo, è facile proseguire con i successivi. Sostenuti da entusiasmo, fiducia e buoni propositi, siamo partiti assieme ai ragazzi per quest’avventura, unendoci ad altri genitori per accompagnare e supportare la neo squadra nero verde, che alla sosta in autogrill è stata omaggiata dal destino da un quadrifoglio (che speravamo davvero potesse essere di buona fortuna, destino beffardo, che ci hai traditi in qualche partita!).
Sono state giornate intense, tra partite sudate, cori rumorosi e, per noi, abbuffate di carne innaffiate da buon vino; d’altronde, bisogna sempre unire l’utile al dilettevole! In quattro giorni la vita si è condensata in tante emozioni per rivelarsi ricca come non ci saremmo mai aspettati. Lo è stato per noi genitori, che da sconosciuti ci siamo ritrovati uniti a gridare all’unisono i nomi dei nostri figli, a esultare insieme per ogni punto segnato e sospirare per ogni punto perso. Lo è stato per i ragazzi, come traspariva dai loro occhi (a volte stanchi ma sempre luminosi), dai loro sorrisi e anche, ammettiamolo, dal loro pianto. Questo crescere insieme è il dono che, sapendolo ricevere, regala lo sport.
E’ poi innegabile quanto sia stata fondamentale la regia di Elena e Stefano, che con professionalità, pazienza e passione hanno saputo far trovare ai nostri figli il giusto atteggiamento per affrontare partite e vita insieme. Per questo non posso esimermi dal ringraziarvi per primi, coach, perché se è vero che lo sport è importante, sono convinta che siano le persone a renderlo un’esperienza indimenticabile.
Per lo stesso motivo grazie anche a tutti voi, ragazzi, che siete riusciti dal nulla a creare un’amicizia sincera, anche se improvvisata, e ancora una volta ci avete ricordato come la vita si possa illuminare quando si ha la voglia di condividerla, esattamente come voi avete condiviso con entusiasmo e semplicità non solo camere e ginocchiere ma anche sfide e lacrime, tirando a canestro il cuore assieme alla palla da basket. In fondo, come ci cantava anche De Gregori, non è solo il risultato della partita ciò che fa grande una squadra…
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia