(Il Mattino)
L’ex coach neroverde Friso, che adesso allena in Sicilia (Barcellona),
fa le carte al campionato: «Girone B livellato e molto duro»
Il cammino in campionato della Virtus Padova inizia con una lunga trasferta in Sicilia. Sabato, ore 20.30, la squadra di Daniele Rubini debutta sul campo del Green Palermo. Sull’isola proprio quest’anno è approdato, per una strana coincidenza, l’ex coach neroverde Massimo Friso, che nell’estate appena trascorsa ha lasciato la società di via dei Tadi per sedersi sulla panchina del Barcellona, altra squadra di Serie B, inserita però nel girone D. Con la sua nuova formazione, il tecnico padovano ha affrontato e battuto in amichevole proprio il Green Palermo (80-65).
Coach Friso, che idea si è fatto in generale degli avversari e del raggruppamento in cui gioca la Virtus?
«Credo che il girone B, dopo il ripescaggio di Bergamo in A/2 e l’ammissione di Palermo, quest’anno sia molto più livellato, anche se resta il più duro di tutti. La scorsa stagione, 4-5 squadre avevano investito molto e fecero quasi un campionato a parte. Ora, invece, le teste di serie per la promozione sono sicuramente meno. Oltre a Cento e Piacenza che ci riproveranno, aggiungerei Faenza, che ha fatto un mercato estremamente intelligente e che potrebbe diventare una mina vagante e la vera sorpresa d’alta classifica. È chiaro che il livellamento potrebbe rendere più facile l’accesso ai playoff, ma se qualcosa non funziona si rischia anche di venire inghiottiti dalla zona playout».
Quale giudizio si sente di assegnare alla Virtus post Friso?
«È una squadra esperta, giunta al suo terzo anno nella categoria. Ha preso Miaschi, ragazzino molto interessante che ha solo 17 anni, ma che è un fuciliere. E poi Piazza, playmaker eccellente, il cui valore è indiscutibile, anche se è abituato a scendere in campo in A/2 con gli americani. Bisognerà capire se la sua attitudine e le esigenze di gioco della Virtus collimeranno in tempi brevi. Purtroppo, se posso muovere un appunto, trovo che la squadra sia un po’ corta. È un rischio, perché se incappi in qualche infortunio può diventare un problema. Ma ritengo anche che i miei ex dirigenti sapranno muoversi di conseguenza».
Che ambiente ha trovato a Barcellona Pozzo di Gotto?
«Finora la mia esperienza è stata più che positiva. Sono contento di essere venuto ad allenare in Sicilia, dopo che un decennio fa c’era stato un abboccamento con Ragusa. Mi hanno accolto molto bene. La città ha appena 43mila abitanti, ma molti vivono per la pallacanestro. Oltre a un palazzetto da 3500 posti, abbiamo un’organizzazione da Serie A: sono tornato ad allenare a tempo pieno, mattina e sera. Con i giocatori pranziamo e ceniamo insieme come in una foresteria. L’ambiente è bello carico: l’obiettivo è rientrare tra le prime quattro ed entro qualche anno ritornare in A».
Assieme a lei, è sbarcato a Barcellona anche Efe Idiaru, guardia classe ’97 di origini padovane. Insomma, Padova continua a esportare i propri giovani in giro per l’Italia.
«Sì, è un ragazzo nato a Padova, che giocava a Bassano. L’avevo già visto all’opera a livello Under 20 e mi aveva impressionato per la sua fisicità. Le società del nord attirano ancora i giocatori migliori, ma indipendentemente dagli emolumenti percepiti, al sud gli atleti si allenano di più e anche noi allenatori abbiamo la possibilità di lavorare molto».