(Il Mattino)
È stata un’estate torrida anche alla Virtus Padova. Oggi la prima squadra di Serie B torna al lavoro, ma difficilmente sarà dimenticata l’ultima estate neroverde che ha dato vita a una svolta a suo modo epocale. Oltre alle separazioni da coach Massimo Friso, dallo storico main sponsor Carlo Broetto e dalla responsabile minibasket Monica Luchetti, un altro divorzio altrettanto doloroso, ma inevitabile, è passato sotto silenzio: dopo otto anni, il direttore sportivo Massimo Caiolo ha infatti lasciato la società virtussina. Dopo le ultime elezioni amministrative, in cui era candidato consigliere nella lista civica Lorenzoni Sindaco, Caiolo ha salutato la Virtus, non tanto per motivi politici, quanto piuttosto per l’insanabile frattura venutasi a creare con la dirigenza. «Ho scelto di farmi da parte con un grandissimo magone», spiega l’ormai ex diesse. «Voglio bene alla Virtus, ma ne voglio anche a me stesso. La Virtus era la mia casa, ma non esistevano più le condizioni per condividere il progetto iniziale, di cui ero stato il primo artefice. È venuta a mancare l’intesa degli anni scorsi, quando ad avere il polso della situazione eravamo io, Franco Bernardi e Mario Ruggiero. Nell’ultimo biennio, l’allargamento del consiglio direttivo ha comportato qualche difficoltà e le visioni sulla gestione societaria erano diventate inconciliabili tra ripicche e invidie che non contribuivano al miglioramento dell’organizzazione. La proprietà non è stata capace di prendere una decisione, ma ha cercato il compromesso, anche se i vari attori coinvolti non erano più in grado di fare squadra».
Agli albori del progetto di rilancio neroverde, il ruolo di Caiolo era sicuramente preminente, in quanto facente capo a diverse funzioni, ma a lungo andare il meccanismo si è inceppato con l’inserimento di nuove figure in seno al club di via dei Tadi. «Ammetto di essere stato “caiolocentrico”», prosegue l’ex direttore sportivo. «Però penso di aver costruito qualcosa di chiaro ed evidente. Mi sarebbe piaciuto essere giudicato sulla base di quanto fatto, ottenendo un ritorno. In questi anni abbiamo conseguito risultati importanti alla Virtus lanciando diversi ragazzi padovani. Siamo stati promossi in Serie B con il budget più basso della categoria e con nove giocatori su dodici di provenienza padovana. In un contesto sportivo in cui non disponiamo di sponsor faraonici, dobbiamo far tesoro delle nostre risorse. In futuro la Virtus dovrà per forza di cose riallacciare i rapporti con i cugini del Petrarca, non avendo alle spalle gente come Armani o Brugnaro. È l’unica soluzione, se vogliamo una pallacanestro d’eccellenza in città».
E Caiolo cosa farà “domani”? «Resto nel mondo del basket, cercherò di rimettere in pista la mia società, l’Orfeo», risponde. «Ho avuto le chiavi della Virtus dal minibasket alla prima squadra realizzando tante cose belle. Speriamo che un giorno le nostre strade si possano incontrare ancora».