(Il Mattino)
La capolista passa agevolmente dopo due quarti equilibrati
La capolista passa agevolmente dopo due quarti equilibrati
Cento è il massimo, punto. Ci voleva un miracolo, più che una partita perfetta, per fermare la marcia inarrestabile dei ferraresi. Ma è un’impresa che la Virtus di questi tempi non può sognare, perché non è al meglio, perché è corta, perché non ha neppure il pieno di fiducia nel serbatoio. Così la sfida ai primi della classe dura finché quelli sparano a salve, cioè più o meno due quarti. Poi nel terzo periodo Cento non sbaglia più un tiro da due e ne sbaglia pochi anche da tre. A quel punto il divario si dilata fino ai trenta punti e sul match cala il sipario.
Fisico, tecnica, circolazione di palla e piena consapevolezza dei propri mezzi: questa è Cento, fin dalle prime azioni. Pecca di precisione, la Virtus si porta avanti (6-4 al 4′) e poi 8-6, con un buon Miaschi, che pure in difesa deve faticare dietro Rizzitiello. Il lungo Piunti è e sarà una spina: Cento vincerà largamente la battaglia sotto le plance, ma non è lì che si deciderà la partita. Lazzaro a 1′ dalla prima sirena porta avanti i neroverdi (14-12). Miaschi, Crosato in contropiede e poi una bomba di Schiavon regalano l’ultimo vantaggio ai ragazzi di Rubini (24-23) in avvio di un secondo periodo scoppiettante, in cui si corre e si tira leggeri, senza troppi calcoli. La Virtus difende bene, con cambi precisi, e continua a restare nel match perché impedisce alla capolista di avere le sue solite percentuali. Due bombe di Chiera danno il primo strappo (24-32, dopo 5’34”). Rubini chiama timeout, Schiavon rientra e segna da tre, un’altra bomba la mette Buia ed è ancora 30-32, con l’illusione di giocarsela alla pari che resta viva. Però all’intervallo lungo è 30-38 perché ancora Chiera – letale – e D’Alessandro pungono nel finale. Il terzo quarto diventa ben presto un allenamento. Rizzitiello e Vico portano Cento sul +13 (34-47), Chiera infierisce dalla lunga (36-50), la Virtus non difende più con la stessa intensità e a metà tempo una bomba di Cantone porta a 17 punti il vantaggio dei suoi. Gli ospiti chiuderanno il periodo senza sbagliare un tiro e aumentando il vantaggio ai rimbalzi. La Virtus invece si vedrà fischiare il primo fallo a favore dopo 7’30”, da qui le proteste di Rubini, punito con un tecnico. All’inizio del quarto periodo il vantaggio di Cento è di 26 punti (46-62) ma Chiera non è ancora pago e continua a sganciare bombe sulla Virtus. La capolista stacca il piede dall’acceleratore solo nel finale, dopo aver toccato il + 30 (48-78)
Rubini: «Di buono ho visto proprio poco»
Si dovrebbe provare a vedere il bicchiere mezzo pieno, anche nei momenti peggiori. Coach Daniele Rubini ci prova, respirando a fondo prima di analizzare questa sconfitta che ci sta, ma che fa male per le dimensioni e per come è maturata. «Aver giocato quasi alla pari con i primi del girone per metà partita è una consolazione molto magra», attacca Rubini. «Non possiamo davvero accontentarci di questo». E allora bisogna trovare qualcos’altro per dare un senso a questa domenica che altrimenti un senso non ce l’ha. «Ho visto qualche buona idea in difesa, nella prima metà della partita, quando siamo stati capaci di avere intensità e di creargli qualche problema». Cento, in effetti, ha tirato meno bene del solito. «Però hanno sempre avuto la sicurezza di chi sa che qualche compagno risolverà il problema e rimedierà a un errore», prosegue l’analisi di Rubini. Quello che è successo nella seconda metà della partita è fin troppo facile da leggere. «Noi abbiamo cominciato a sbagliare e loro hanno ripreso ad avere le percentuali che ha la prima squadra della classifica». Dunque cosa c’è da salvare o da tenere a mente, dopo questa brutta sconfitta? Rubini ci pensa e decide di mandare un messaggio ai suoi ragazzi: «Quando le cose vanno male, la strada peggiore da prendere è quella delle soluzioni individuali. Nessuno, da solo, è in grado di far rialzare la squadra se non stiamo giocando bene. Anzi, la tentazione di affidarsi a giocate individuali non fa altro che creare ulteriori gap. Non se ne esce da soli, questa cosa dobbiamo ricordarcela per le prossime partite».