Penultima di ritorno del girone di qualificazione per le Tigri Neroverdi.
Il clima cittadino sortisce brutti effetti alle Virtussine che nel confronto con le pari età della Casa del Fanciullo manifestano un rendimento a sprazzi con prevalenti stati di “ipnosi” agonistica che costringe il quintetto dei Tadi al costante fiatone da rincorsa e sopraffatto alla sirena finale dalle ragazze di casa.
Eppure tutto era stato preparato con la consueta cura ed attenzione da parte di coach Alessandra, ma già dal parcheggio della palestra, con le gambe paralizzate (dal freddo o dall’emozione?), tirava un’aria un po’ troppo tesa per le consuete abitudini delle nostre Tigri. E tale condizione ha influenzato non poco lo sviluppo e l’andamento della partita.
Alzata la palla a due, il primo quarto è avvolto da una soporifera apatia. Gran carestia di canestri da entrambe le parti al punto di dubitare che i canestri fossero ancora avvolti nel cellophane. Le neroverdi vista la scarsa mira al tiro cercano il guizzo difensivo che fece la differenza all’andata, ma la giornata non è di quelle propizie e la “scintilla” non scocca. Però lo spettacolo se non di primordine cestistico, mantiene un vago sapore tennistico, infatti sotto il tabellone la pallaspicchi danza e piroetta da una parte all’altra evitando accuratamente di infilarsi nel cesto: “ … non vorrete mica che lo buchiamo ….” sembrano dire le contendenti. E pensare che una volta, ma tanto tempo fa, i saggi e padri fondatori del basket asserivano con augusta autorevolezza: “il tabellone deve essere tuo amico” …amico di chi ? hanno risposto i due quintetti in camp. Ma scherziamo ?! Sentenziano con particolare convinzione le Tigri ! Insomma ancora si ignora questo oscuro e misterioso pannello di plexliglas che qualche genio ha collocato così scomodamente in alto e per di più dietro quell’inquietante anello rosso con retina pendente.
Risultato? I primi dieci minuti scorrono veloci con un esiguamente tondo 8 a 6 a favore Virtus.
La gara continua molto equilibrata, il distacco è sempre minimo, un batti e ribatti di sicuro suspance agonistico-emotivo. Nel secondo quarto ancora diverse distrazioni difensive delle Tigri danno facili soluzioni alle CaDelfine, mentre in attacco una quantomai determinata coach Ale ricorre ad ogni espediente comunicativo quale: disegno, pittura, canto, recitazione, mimo ed altro per inculcare alle proprie giocatrici l’idea di “costruire qualcosa” in campo. Ed ecco l’inimmaginabile avverrarsi, la nota positiva della partita, le paladine neroverdi abbandonano l’ossessivo uno contro uno, e sciorinano: penetrazioni, scarichi, tiri (anche se il bersaglio finale è qualsiasi cosa tranne che il ferro), palla servita al centro, gioco spalle a canestro (nel caso di specie sarebbe stato più opportuno il termine vasca da bagno per avere probabilità di infilarvi pallone). Tutto bello se non fosse che l’area avversaria è zona presidiata da un penta-bunker e mettervi piede e palla è cosa che risulta assai ardua.
Comunque la PinkVirtus “tien botta” e continua a giocare com’è nelle sue corde e consuetudine. Il bello del secondo tempo è che tutte le penetrazioni provate dal quintetto ospite vanno a segno, questo però non risulta sufficiente a mantenere l’esiguo vantaggio del primo periodo ed alla pausa lunga CadelFa chiude a più uno.
Intervallo distensivo, si cerca di stemperare la tensione ma allo stesso tempo focalizzare le soluzioni da sperimentare in campo. Per contro nello spogliatoio di casa si ode un intervallo canoro “d’usignol leggiadro”, in cui il coach locale esibisce una prestazione d’ugola da far impallidire la memoria degli acuti di Freddie Mercury in Bohemian Rapsody (acufene garantita nel raggio di svariate decine di metri).
Ritemprate le membra e rintronati i timpani si riprende il gioco. Le Tigri manifestano però presto un’inusuale ma comprensibile stanchezza. La partita è tirata e risulta difficile una rotazione completa ed equilibrata della panchina con conseguente notevole dispendio di energie di chi solca il campo per periodi prolungati.
“La nebbia all’eroiche Tigri, giocando a basket sale, E sotto il maestrale Urla e arremba il capitan”, scusandoci sempre con il sommo poeta per l’uso improprio del poema.
Decisamente annebbiate e in debito di ossigeno, le Tigri si affidano al taumaturgo capitan Zaccaria ed alla sua consueta irruenza. CapZAC prende per mano squadra e compagne, ma anche per lei vige la legge del bunker. Le sue penetrazioni vengono sistematicamente ostacolate da un muro (di raddoppi e oltre) che pare la muraglia cinese, ed il tiro in queste condizioni risulta oltremodo difficile.
Il CadelFa mantiene l’esiguo vantaggio accumulato a metà partita, anzi, sfruttando il calo fisico delle avversarie, lo porta a più quattro.
L’ultima frazione di gioco è emozionante, le Tigri indomite come al solito non si arrendono, lottano, gettano il cuore oltre l’ostacolo sino al momento del possibile brek, quando conquistano la possibilità di raggiungere le avversarie recuperando diversi palloni, sprecati purtroppo con diversi errori, pardon orrori: falli evitabili, contropiedi perfettamente lanciati ma sprecati in banali infrazioni di passi nell’uno contro zero sotto canestro ed altro.
I capovolgimenti di fronte si susseguono rapidi ma gli errori, soprattutto i più banali, vanificano la possibilità di erodere quei quattro punti di distacco che a fil di sirena finale diventano sei.
Il punteggio finale premia la squadra di casa ma l’obiettiva analisi tecnica del confronto mette in evidenza il sostanziale equilibrio ed equivalenza tra le due squadre, segno di un ottimo e costante lavoro tecnico, tattico e psicologico da parte dei due coach.
Non è facile espugnare un campo come quello di CadelFa che in casa in questo campionato non ha mai perso punti, quindi grande merito e complimenti alle TIGRIneroverdi per essere arrivate ad un soffio dall’impresa
Ora non rimane che affrontare con rinnovato entusiasmo l’ultimo impegno di regular season contro il Solesino. In termini di classifica si conta una sconfitta in più, mentre in termini di crescita ed esperienza l’incidente di percorso (per quanto sempre possibile in condizioni di confronto serrato), risulta “salutare” per mantenere “piedi a terra” e non dimenticare mai che per raggiungere qualsiasi vittoria è necessario lavorare duro, bene e con concentrazione in ogni allenamento.
Sempre “work hard play harder !”
Parziali: 6-8; 15-11; 12-10; 15-13
Tabellino:
Zaccaria 20, Paccagnella 4, Toffolo 6, Mitica 6, Calabrese 2, Sarivan 2, Visentin 2, n.e. Grasso, Xu, Rampazzo, Salmistraro, Valentini.