Grande impresa dei ragazzi di coach Seno che si confermano la sorpresa più positiva del girone e battono i campioni italiani di Cantu’.
Virtus Padova – ABC Cantu’ 63-58
(20-17 / 13-12 / 13-15 /17-14)
Arbitri: Angaro – Lamon
VIRTUS: Lomma 1, Visone 14, Cammisa, Tognon 2, Marinello 9, Mason 2, Serafini, De Benetti 1, Cignarella 4, Capetta, Basso 14, Pellicano 16; all. Seno, ass. Turi.
ABC: Lanzi 18, Arienti 6, Caglio 4, Cucchiaro 4, Procida 2, Di Giulio, Quarta 2, Gatti 7, Ziviani 1, Boen 6, Marazzi 6.
A Cantù fabbricano mobili, e al legno è facile dare fuoco. Una metafora semplice, quella utilizzata da coach Seno alla vigilia della sfida alla capolista, ma estremamente efficace per far capire che Virtus se la sarebbe potuta giocare: “rispetto per tutti, paura di nessuno”, le parole d’ordine. Martedì sera fra le mura amiche la Virtus gioca per lunghi tratti proprio come vuole il suo allenatore, intrepida, aggressiva, spesso lucida e perfino concreta.
Il tabellone, sulla sirena del quarto periodo, è un’istantanea che tutti i ragazzi si porteranno dietro nel corso della stagione, ma soprattutto è la fotografia (incorniciata) di una coraggiosa prestazione di squadra, capace di tenere sotto i 60 punti un attacco che viaggiava a 75 di media nelle prime 4 uscite. La Virtus conduce fin dal 1’, viene riacciuffata nel terzo quarto, poi riallunga con grande carattere: nel finale, distratta e quasi con la “paura” di vincere, mista a incredulità per il risultato che stava maturando, rischia addirittura di perderla. A nulla vale, però, l’assalto finale dei lombardi, che organizzano prima la difesa a zona e poi zone-press, nel disperato tentativo di recuperare una partita che non sembrano mai veramente controllare.
E’ dal primo quarto, infatti, che i padroni di casa mostrano di che pasta sono fatti, trascinati da Pellicano, autore di ben 14 punti nei primi 10’. La Virtus, però, non è solo il suo playmaker: aggredisce l’avversario, recupera palloni, serve i compagni liberi in contropiede. E così, a poco a poco matura la strana idea di poter effettivamente battere Cantù e regalarsi una serata speciale. Tra le file neroverdi c’è spazio per tutti nelle rotazioni, ciascuno dà quello che può: non brillano i singoli, ma una squadra intera, capace di andare oltre le innumerevoli stoppate subite dall’infinito Boen, la fisicità degli avversari, i canestri subiti, ribattendo sempre colpo su colpo. La Virtus non va quasi mai in affanno, costruisce, gioca a pallacanestro, realizza (non senza un pizzico di fortuna) punti importanti.
All’intervallo lungo, Cantù è sotto di 4 lunghezze, ma è ben consapevole di avere tutta la pressione sulle proprie spalle. Ci pensa Basso a scrollargliela di dosso, con due stoppate consecutive in apertura di terzo quarto, ai danni del centro avversario, figlie di una cattiveria agonistica che raramente si era vista dalle parti di Rubano: adesso la Virtus ci crede. Qualche minuto di calo (fisiologico, si direbbe), riporta in partita gli avversari, infallibili della lunetta e sempre ben consapevoli della loro forza. La percentuale agghiacciante con cui Cantù tira dall’arco (13%, 3/23) aiuta certamente i padroni di casa, che si fiondano sui rimbalzi anche con i “piccoli” cercando soluzioni veloci in contropiede. Così, anche quando va sotto (di 1) per la prima volta nella partita, la Virtus non si disunisce, ma continua a giocare.
E’ soprattutto nell’ultimo quarto, quando si tratta di concretizzare lo straordinario sforzo collettivo e coronare con una vittoria una grande prestazione, che la Virtusmostra la sua crescita. Coach Seno si affida al primo quintetto, e viene premiato: al netto di qualche errore, fino a 4’ dalla fine i padroni di casa resistono all’arrembaggio degli avversari, anzi, incrementano il loro vantaggio fino a +14, sulle due triple di Marinello. Ecco, allora, che la Virtussembra rialzarsi, iniziando a giocare sul velluto anziché con il cronometro: ma la partita non è ancora finita, e Cantù non è certo squadra arrendevole. Gli ospiti ci provano in tutte le maniere, mandando per 2’ in tilt il quintetto neroverde, incapace di gestire il loro pressing a tutto campo. Passaggi intercettati e palle perse permettono agli ospiti ricucire lo svantaggio (fino a -5). Solo un grande spavento, per fortuna, per dei ragazzi gagliardi, che hanno davvero gettato il cuore oltre l’ostacolo chiamato capolista. L’esultanza liberatoria sulla sirena racconta di un match sofferto, in cui la Virtus ha avuto il grande merito di trasformare l’iniziale illusione di un vantaggio irrisorio in una grande vittoria contro un avversario di spessore. Nuovi orizzonti si aprono per questa squadra.