(Il Gazzettino)
Mamma mia, che Virtus! La formazione di Daniele Rubini, di fronte a una bella cornice di pubblico (il posticipo reso necessario per la concomitanza con il volley) ha stravinto il derby veneto con la Tramarossa Vicenza. Ma lo scarto finale non deve trarre in inganno: i neroverdi hanno dilagato alla fine; fino a tre minuti dal termine, era stata battaglia. L’avvio dei padroni di casa peraltro, come purtroppo sta diventando una pericolosa consuetudine, era molle. Dopo il canestro di Svoboda cui replicava la tripla di Schiavon (unico effimero vantaggio del primo tempo), i berici sospinti dai loro due migliori marcatori, il centro argentino Corral e l’ala forte Andrea Campiello, partivano a razzo: 13 a 3 al 5′. Nonostante qualche fioco barlume dei locali, sul finire della prima frazione Vicenza toccava il massimo vantaggio sul 19 a 8. I padroni di casa, rientravano in partita solo nella frazione successiva grazie a Canelo e Lazzaro (entrambi 11 punti all’intervallo), ma sempre di rincorsa.
Mamma mia, che Virtus! La formazione di Daniele Rubini, di fronte a una bella cornice di pubblico (il posticipo reso necessario per la concomitanza con il volley) ha stravinto il derby veneto con la Tramarossa Vicenza. Ma lo scarto finale non deve trarre in inganno: i neroverdi hanno dilagato alla fine; fino a tre minuti dal termine, era stata battaglia. L’avvio dei padroni di casa peraltro, come purtroppo sta diventando una pericolosa consuetudine, era molle. Dopo il canestro di Svoboda cui replicava la tripla di Schiavon (unico effimero vantaggio del primo tempo), i berici sospinti dai loro due migliori marcatori, il centro argentino Corral e l’ala forte Andrea Campiello, partivano a razzo: 13 a 3 al 5′. Nonostante qualche fioco barlume dei locali, sul finire della prima frazione Vicenza toccava il massimo vantaggio sul 19 a 8. I padroni di casa, rientravano in partita solo nella frazione successiva grazie a Canelo e Lazzaro (entrambi 11 punti all’intervallo), ma sempre di rincorsa.
Nell’intervallo la Virtus, con il presidente Gianfranco Bernardi e il sindaco di Padova Sergio Giordani, ha omaggiato don Alberico Alfonsi, motore instancabile del Centro giovanile al Duomo dal 1966 a fine anni 70 di recente pensionato dal vescovo Claudio Cipolla.
Tornando al gioco, invece, di ben altra pasta era la squadra rientrata dagli spogliatoi. Con le armi più congeniali, ovvero grinta (trasmessa a bordo campo dal suo coach) e tanta intensità, si rifaceva sotto e attuava il sorpasso sul 45 a 44 a metà della terza frazione grazie alla tripla del capitano Crosato, che da vicentino (nato a Thiene) sentiva il match in modo particolare. Era forse la scossa che serviva ai locali: subito dopo, infatti, allungavano con il totem, ed ex della gara, Nobile (quattro punti consecutivi). La Tramarossa qui perdeva il filo: una tripla di Svoboda ridava ossigeno ai berici, ma la Virtus trovava due canestri importanti dal giovane Calzavara, tenuto con coraggio sul parquet (il secondo praticamente in… fuorigioco!). L’inizio dell’ultima frazione, invece, era segnato da Lazzaro con sette punti; la Virtus allungava e Vicenza perdeva la testa: antisportivo a Umberto Campiello e, poco dopo, tecnico al coach vicentino. Lo scarto raggiungeva la doppia cifra; gli ospiti mescolavano le carte con un po’ di zona e coglievano due lampi di classe cristallina da Chinellato. Troppo poco. Ormai la Virtus era un’onda in piena: il 2000 Miaschi toglieva le castagne dal fuoco dopo la precisa esecuzione di un gioco. A 2’24 dalla sirena, invece, la tripla di Crosato apriva un parziale di 11 a 0 (altre due triple di Piazza e back door di Miaschi) con cui la Virtus toccava il +23 sul 90 a 67. Davvero tanta roba.
Giovanni Pellecchia
3 novembre 2017